Infrastrutture, tecnologia e informatizzazione delle nuove generazioni. Dieci anni di sviluppo sul territorio che hanno portato una nazione di quattro milioni di chilometri quadrati con media di 250 abitanti per km quadrato a non mancare al suo nuovo appuntamento con il futuro. Tablet Low Cost per una tecnologia nata in una delle nazioni con i redditi nazionali pro capite più bassi al mondo. Aakash è il nuovo progresso sulla direttrice sviluppo perseguita dal governo indiano.
In occidente la corrente di pensiero che inquadra la crisi come opportunità è accolta a volte con una scrollata di spalle, altre volte con una buona dose di scetticismo o di sospetto. In India dove le crisi esistono dalle occupazioni dell’Impero britannico, il concetto è consolidato e non perde tempo con il cinismo occidentale: Kapil Sibal, Ministro per lo Sviluppo delle Risorse Umane, ha presentato Aakash alla nazione e al mondo. E’ un tablet che monta lo stesso sistema operativo Android utilizzato dai Samsung con caratteristiche tecniche che non hanno nulla da invidiare ai prodotti affermati. La differenza la fa il prezzo di lancio, 60 dollari che diventano 35 per gli studenti.
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Aakash Tablet UbiSlate tech powered by Datawind |
Scrive il nostro Raffaele Tostini: “Immaginate che vi si chieda di informatizzare a sufficienza la popolazione studentesca, diffondendo tecnologia ad un prezzo accessibile e sopportabile per le casse dello Stato. Starete già pensando: ‘facile! Si potrebbe distribuire un Tablet commerciale a un prezzo competitivo, dai 300 ai 400 dollari per dispositivo’. Tutto qui? Bene, allora lasciate stare. In India ci sono amministratori ben più efficienti di voi“.
La presentazione ufficiale del tablet Aakash, durante la quale il dispositivo è stato distribuito a cinquecento tra bambini e ragazzi.
Il tablet Aakash fa parte della missione nazionale sull’educazione indiana all’ICT ed è stato il prodotto di un processo in tre fasi iniziato con l’assegnazione all’Indian Institute of Technology di Jodhpur (ITT Rajasthan) dell’incarico di procurarsi e testare progetti basati sulle specifiche richieste dalla missione.
L’IIT Rajasthan ha dato seguito a una gara pubblica per valutare le offerte e verificarne l’ammissibilità in base alle condizioni specificate nel bando di gara. Le proposte ammissibili sono state passate al vaglio di un comitato tecnico di valutazione composto da docenti universitari ed esperti di settore. Le più idonee sono state sottoposte ad una commissione di valutazione finanziaria a cui è spettato il compito di dichiarare l’offerta vincitrice. L’azienda proponente che ha ottenuto l’appalto è stata coinvolta poi in una trattativa ulteriore, come da norme governative, per definire il prezzo definitivo che non include alcuna sovvenzione da parte del governo indiano. Aakash verrà distribuito agli studenti attraverso le istituzioni scolastiche in cui sono iscritti.
Codename Ubislate, Aakash è il risultato di sforzi congiunti tra il governo indiano (n.d.r. Ministero dello Sviluppo e delle Risorse Umane, MHRD) e l’azienda britannica Datawind Ltd., asset specializzata nello sviluppo di dispositivi wireless e relative piattaforme di distribuzione, che ha introdotto la tecnologia tablet nel continente indiano. “Aakash è un prodotto assolutamente Made In India” – dichiara il Co-founder e CEO di Datawind, Suneet Singh Tuli – “La cui realizzazione è stata possibile grazie alla tecnologia datawind e alla fiducia del governo indiano. Ringrazio entrambi per l’opportunità che mi hanno dato. Il nostro obiettivo è quello di fornire un prodotto con le stesse caratteristiche di quelli commerciali ad un costo inferiore e poi di migliorare le funzionalità del prodotto allo stesso costo“. Un prodotto fondamentale per la direttrice sviluppo perseguita dall’India, una nazione che ha ancora seri problemi da affrontare in seno alla sua società: l’organizzazione in caste aumenta le differenze tra i ricchi per diritto di nascita e chi ha natali più umili. “I ricchi hanno accesso al mondo digitale da cui è stata esclusa il resto della popolazione indiana. Aakash vuole mettere la parola fine a questo digital divide” – le parole del Ministro Kapil Sibal al lancio del tablet low cost confermano le strategie di sviluppo di cui il governo indiano si è fatto garante dal 2006.
Tre anni più tardi il cambiamento di rotta verso le nuove direttrici promosse dall’avvento della tecnologia cloud di nuova generazione, immaginata nella sua nuova veste soprattutto dalla visione dello scomparso fondatore dell’Apple Steve Jobs, a cui va dato atto di aver ribaltato il concetto di cloud presistente e di aver condiviso con il mondo la realtà di una tecnologia senza compromessi che afferma il computer come device.
a Aakash Tablet Review
World’s cheapest tablet Aakash
CNN-IBN LIVEQuasi senza “cornice” oltre quello schermo di sette pollici, Aakash è sia il tablet più economico che uno dei più piccoli al mondo. Ideato per contrastare il digital divide indiano, molto sentito tra gli studenti, Aakash dichiara i suoi intenti verso i suoi clienti di riferimento offrendo supporto nativo alle pen drive (penne digitali).
Una nota di colore sul modo in cui il mondo ha accolto Aakash. Il Cielo (significato letterale della parola “Aakash” in hindi) è Sakshat per buona parte della stampa specializzata.
Per la precisione: “The Sakshat Android tablet” o “codename: Sakshat”.
Sakshat (che in hindi significa “macroscopico”, meglio tradotto in “davanti ai tuoi occhi”) è un nome reale sulla ribalta delle cronache dal 2009, l’anno che l’India aveva dedicato al suo sogno informatico più ambizioso: il computer da 10 dollari a pezzo, anticipato da aspettative esagerate e poi disilluse. Non c’era la tecnologia adatta per realizzare il sogno secondo le aspettative del mondo, cosa che oggi c’è grazie al Cloud.
[ N.d.R. ] Sakshat, The National Mission on Education through ICT (NME-ICT), è una divisione dell’MHRD sotto il diretto controllo del Ministro per lo Sviluppo delle Risorse Umane che ha il compito di promuovere e diffondere l’ICT tra le nuove generazioni indiane. Aakash deve essere considerato un prodotto Sakshat nella misura in cui s’identifica l’appartenenza del tablet a quei progetti fortemente voluti dall’MHRD per abbattere il digital divide indiano.
Tutto considerato, NON FA SORRIDERE la corsa alla notizia di testate telematiche che, pur di pubblicare notizie di primo pelo, si perdono per strada il vero nome del tablet e che, nel chiamarlo Sakshat, lo accreditano alla produzione di un’omonima fantomatica azienda indiana che continua a proporre “miracolosa” tecnologia low cost.
Il più importante riconoscimento ottenuto dal tablet Aakash arriva dall’applauso della Banca Mondiale: “Con così tanti problemi difficili da risolvere per l’istruzione in India, sono stato impressionato da ciò che il signor Sibal ha messo in atto con la sua visione e per aver guidato il Paese al raggiungimento di una crescita continua per la prosperità” – scrive Saori Imaizumi, operativa nell’Education Team dell’Unità Human Development impegnata nelle Regioni dell’Asia meridionale, sul blog WorldBank End Poverty in South Asia.
[ N.d.R. ] L’avventura indiana nello sviluppo di infrastrutture atte a supportare la tecnologia necessaria per il progresso di un paese emergente inizia, formalmente, quando l’India divenne la nazione guida della World Trade Organization (WTO) per le sue caratteristiche di ponte naturale tra i mercati del Sud-est asiatico e il mercato cinese. Le sue caratteristiche geopolitiche hanno reso l’India il primo catalizzatore di business in area WTO.
Era il 2006 ..
- Intruder del 21 Aprile 2006 – […] Il WTO rappresenta per l’India una risorsa di Relation Business fondamentale, che permette al Paese di proporsi ovunque con i propri Beni. Il WTO rappresenta il punto di riferimento a cui ruota l’analisi socio-economica indiana. Con il ridimensionamento degli interessi d’investitori UE nell’ultimo biennio (Impatto Euro), e con la conduzione di un B2B artigianale non più supportato adeguatamente dagli interessi del Governo, l’India si è assestata su un rendimento economico (estero) costante e sufficientemente solido per supportare disegni di politica economica più vasti, con interessi dichiarati nell’Area Thailand, Vietnam, Cina, non come concorrente diretto, ma come Business Partner qualificato dalla propria posizione WTO […] Gli investitori esteri hanno però modificato gli interessi nel Paese, diversificandoli ed adattandoli alla Realtà del Paese: non più Business indirizzato a sfruttare le Fabbriche e le Materie prime indiane, ma Business commerciale diretto sia allo sfruttamento delle Materie Prime che al Sociale, coprendo quelle Aree d’interesse scoperte quali, ad esempio, il Settore delle Assicurazioni con l’arrivo dei Grandi Gruppi Assicurativi, grazie soprattutto alla flessibilità delle Leggi che regolamentano l’investimento di capitali esteri. Questa diversificazione d’interessi ha lo scopo di favorire la crescita del Terziario necessario per la pianificazione di un Business to Nation in grado di sostenere e supportare adeguatamente gli interessi indiani in UE e quelli dei Partners “silenti” come ad esempio il Vietnam e, conseguentemente, la Cina […] Questo ruolo è supportato da forti investimenti nel ramo delle telecomunicazioni e dell’Information Technology, Il Settore dei Servizi oggi garantisce da solo la metà del PIL nazionale, un settore dove la presenza pubblica è ancora consistente (soprattutto nelle Banche), permettendo al Governo di monitorare e guidare lo sviluppo economico verso posizioni politicamente gradite […]
L’adeguamento dello scacchiere indiano alla “nuova generazione” d’investimenti e d’investitori ha coinvolto negli ultimi 5 anni anche le istituzioni governative, partendo dagli assetti bancari necessari a controllare il conseguente movimento d’ingenti capitali necessari alla messa in opera delle infrastrutture necessarie al progetto sviluppo.
- Intruder del 25 Luglio 2006 – […] L’azienda ha ottenuto il Visto per i propri delegati/rappresentanti. Arriva in India e inizia a muovere business. E’ il momento della firma del contratto e del pagamento della fornitura alla company indiana. Entrano in gioco altre “regole d’ingaggio”. La più importante è quella che regolamenta il flusso di denaro. Ogni pagamento/accredito effettuato è monitorato dalla State Bank of India, il cui unico referente locale è il Governo stesso. Nel caso del pagamento di merce, questo deve essere dimostrato almeno da una Lettera di Credito vincolante che garantisce tanto la trasparenza della transazione quanto la “resa merci”, ad esempio nell’eventualità in cui il contratto non venga onorato. E si arriva alla transazione di denaro. La moneta commerciale è il dollaro. Ogni transazione passa attraverso un canale intermediario statunitense. Per spiegarci: un’azienda italiana paga la fornitura tramite banca italiana, il denaro viene “filtrato” da una banca USA (tra le più utilizzate JP Morgan e American Express Bank) e quindi raggiunge il conto dell’azienda indiana fornitrice. Adesso forse sono più chiari report tipo Utili da record per JP Morgan e Bank of America, che sottolineano il dinamismo delle banche americane. Dove? Mercati emergenti (India, Vietnam, Thailandia, tanto per dirne tre). […]