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Rimborsi elettorali ? Partiti autofinanziati ? Il vero cambiamento che non c’è: ottimizzare le risorse

Rimborsi elettorali ? Partiti autofinanziati ? Il vero cambiamento che non c’è: ottimizzare le risorse

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Iniziano le manovre di avvicinamento alla prossima campagna elettorale per le Politiche del 2013. Il tema è quello più delicato: i rimborsi elettorali. Sulla scia degli scandali che hanno colpito la Margherita e la Lega Nord, nasce l’ideale del “partito autofinanziato”, la raccolta firme per l’abrogazione della “normativa rimborso” ma in concreto: è davvero possibile ottimizzare le risorse utili per l’attività politica ? C’è un 7% in crescita che deve fare riflettere.

Un partito autofinanziato. È questa la sfida del nuovo progetto targato BerlusconiAlfano.

Ad annunciarlo è proprio il segretario del PdL che ha svelato l’importante novità: “Faremo il primo movimento politico del tutto autofinanziato, perché noi vivremo solo con il contributo volontario di chi vorrà finanziare le nostre idee, il nostro ideale politico, la nostra azione parlamentare“.

Ma il tema è caldo anche per gli altri partiti politici.

Sulla scia di quanto accaduto negli ultimi mesi, con gli scandali che hanno colpito la Margherita e la Lega Nord, è partita l’iniziativa di una raccolta firme organizzata dall’Italia dei Valori. L’obiettivo è di cancellare l’attuale normativa, quella che – a detta del leader dell’IdV, Antonio di Pietro – “è un finanziamento pubblico ai partiti mascherato da rimborso elettoraleSi punta a ripristinare il rimborso elettorale che prevedeva l’erogazione di un euro per ogni voto ricevuto. Nuove regole le auspica anche il Presidente del Senato Renato Schifani che punta alla riduzione dei finanziamenti ai partiti ed a maggiori controlli. “Il Parlamento – ha affermato – “fissi regole e principi affinché il denaro pubblico venga utilizzato solo per fini elettorali e politici.

Ma, in concreto..

E’ davvero possibile per i partiti risparmiare ed ottimizzare le risorse loro erogate?
Osteggiato dai più populisti, difeso a spada tratta dai vecchi partiti, agognato dai nuovi (quasi tutti), è indubbio che il finanziamento ai partiti in Italia sia degenerato in sprechi abissali ed ingiustificabili. E non parlo solo degli ultimi episodi di cronaca, di diamanti, lingotti d’oro, affitti o ristrutturazioni di appartamenti (più o meno inconsapevoli). Mi riferisco, invece, ad una delle maggiori spese affrontate dai partiti (e finanziata con fondi pubblici): la pubblicità. Soprattutto a ridosso delle campagne elettorali, i partiti si danno un gran da fare per far sentire la propria voce.

Tonnellate di manifesti, volantini , facsimile e santini invadono le nostre strade. Candidate e candidate cercano di sopraffarsi l’un l’altro occupando le postazioni migliori, spesso anche non consentite (a proposito, anche le multe per i manifesti elettorali abusivi vengono pagate con i fondi pubblici?) in una lotta all’ultimo centimetro di muro ed all’ultimo secondo di campagna elettorale. Tonnellate di materiale promozionale dicevamo. Ma è davvero utile?

Premetto che questo mio inciso non vuole essere un’analisi, ma solo uno spunto di riflessione.

Mi chiedo..

  • Quante persone in Italia hanno cambiato intenzione di voto dopo aver visto un manifesto per strada o aver incrociato una campagna di stickering ?
  • Quanti si sono convinti a votare un elettore piuttosto che un altro dopo aver trovato un santino od un facsimile nella propria buca elettorale?

Non ho dati capaci di fare casistica nazionale per poterlo affermare con certezza, se non quelli prodotti dai brief con cui sono venuto in contatto nell’ultimo anno, ma sono convinto che i numeri percentuali difficilmente arrivino alla doppia cifra.

E allora? Bisogna abolire la promozione outdoor? Non dico questo.

Tuttavia c’è un dato che deve far riflettere. Anzi un numero: 7%. È l’incredibile percentuale che gli ultimi sondaggi attribuiscono al Movimento 5 Stelle (M5S) se si votasse oggi.

Percentuale che attesterebbe il partito di Beppe Grillo come terzo partito italiano, subito dopo PD e PdL, prima dell’UdC, tutti partiti che spendono milioni di euro in campagne affissioni e stampa. Già, perché -senza fare disamine politiche, ma soffermandoci solo ad uno sguardo sulle modalità di autopromozione- il Movimento 5 Stelle è un caso unico nel panorama italiano: niente manifesti, niente fac simile, niente degli strumenti tradizionali, insomma.

Il Movimento 5 Stelle utilizza un unico strumento di promozione: l’internet come primo media informativo, di confronto, divulgativo e di aggregazione.

[ N.d.R. ] Nell’ultimo trimestre del 2011, Crespi Ricerche diffondeva i risultati di un sondaggio sulla fiducia degli Italiani nelle leadership politiche. In quel contesto, l’M5S rappresentava un osservatorio privilegiato per interpretare le attitudini dell’elettorato italiano nei confronti della politica, “per la sua capacità di raccogliere persone già schierate sotto bandiere anche agli antipodi, tutte accomunate dall’idea, se non l’esigenza, di una partecipazione attiva e consapevole del cittadino alla vita politica italiana“, come risposta al crollo delle certezze di appartenenza ideologica.

Comunque la si pensi sulle idee di Beppe Grillo e compagni è innegabile che un modo per far sentire la propria voce, eliminando una grossa fetta degli sperperi fatti dai partiti, esiste. Un’alternativa alla stampa e alle affissioni c’è sempre stata, ma oggi la prova della sua forza dirompente è sotto gli occhi di tutti. E non parlo solo di strumenti di promozione gratuita come blog o canali social.

Una domanda..
vale più uno sguardo ad un manifesto od un clic?
Io voto per il secondo. Costa decisamente meno, non inquina , non deturpa le città e, soprattutto non dimentichiamoci che una campagna deve essere prima di tutto efficace.
Un clic ? è intenzionale e misurabile.

Non so, in estrema sintesi, se è giusto o meno abolire il finanziamento pubblico ai partiti.
Ma di sicuro i partiti possono essere più virtuosi nelle loro spese.
A partire dalle loro campagne di comunicazione.

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