Igor Shuvalov, vice primo ministro russo, ha presentato una proposta per creare una “offshore zone” interna alla Russia da discutere con la Banca centrale russa e la Banca internazionale per gli investimenti internazionali dei Paesi socialisti. Potrebbe essere la risposta a due esigenze: incrementare l’afflusso di capitale dall’estero e garantire affidabilità alle scelte offshore delle aziende che operano sui mercati internazionali, a partire da quello Immobiliare.
La Russia è l’esempio di quanto possano essere abissali le distanze tra una potenziale finestra d’opportunità e la concreta possibilità di fare affari in mercati che seguono diverse regole culturali prima che linguistiche. Regole che, congiuntamente alle attualità di mercato e al grigio scuro di attività illecite, a volte sono utilizzate come strumenti per innalzare paletti che fanno comodo per difendere territorialità e impedire la naturale evoluzione di un business, in questo caso Immobiliare, qui circoscritto alle “semplici” intenzioni di compravendita.
Prospettive immobiliari internazionali (PROIMIN) è il tag scelto per accompagnare una serie di articoli, senza cadenza periodica precisa, utili a inquadrare l’ attualità di contesti internazionali dal punto di vista degli investitori italiani intenzionati ad acquistare o vendere proprietà immobiliari a buyer stranieri. Ogni mercato interno di riferimento è definito da sinergie sociali, culturali, economiche e finanziarie che nel definirlo lo correlano univocamente al Mercato prima di Area (geopolitica) e poi Globale.
Il Mercato immobiliare russo è ha due vie. Gli Italiani cercano proprietà in Russia e i Russi in Italia. C’è la volontà di creare nuove opportunità di affari, perché l’Italia piace ai Russi. Il rischio è tutto degli Italiani che troppo spesso appaiono come quelli che speculano, che fanno i furbi, quelli che non ascoltano e non vogliono capire e accettare le naturali differenze culturali, prima che sociali e linguistiche, fermi a vecchi modelli obsoleti agli occhi del potenziale acquirente russo.
Gli interessi russi sul territorio italiano risalgono a prima del 2009, sono concreti, consolidati e differenti: fotovoltaico, terreni edificabili, proprietà immobiliari. I Russi di norma sono abituati a trattare direttamente contanti alla mano. I Russi che trattano utilizzando società di comodo raccontano realtà che non per forza sono riconducibili al sommerso speculativo: una società offshore può operare in Italia come società oppure come consociata di gruppo (se non di holding) la cui azione sul territorio è garantita da società italiane. La sua operatività sul territorio viene meno se non accompagnata da certificazioni (fronte territorio) e autorizzazioni (fronte banca). Il motivo per cui un imprenditore russo sceglie la via offshore per un’attività non speculativa sul territorio italiano è presto detto: la mancanza di consulenti immobiliari affidabili (secondo il modello russo) nel corso degli anni aveva convinto gli investitori russi a contare solo su se’ stessi, con scarsi risultati a causa di una burocrazia ostile, poi ad affidarsi agli intermediatori immobiliari del “fai da te” che applicano il solito famigerato modello: fare gruppo con una società registrata in Italia che si occuperà dell’operatività sul territorio, agendo a nome e per conto del cliente. Il paradosso è che in Italia è il cliente a diventare famigerato, perché sospetto di fuga di capitali, mentre l’indotto “fai da te” che lo serve, pur non risultando se non a pochi addetti ai lavori, beneficia dell’esentasse Made In Offshore. E’ chiaro che un sistema del genere costruito per favorire illeciti politici e finanziari non piace alla Russia sana degli investitori interessati a semplici compravendite.
OFFSHORE MADE IN RUSSIA
La Russia considera la possibilità di creare un circuito bancario offshore fuori dalla Banca per gli Investimenti internazionali.L’idea del vice primo ministro russo, Igor Shuvalov, è semplice: creare una rete d’interessi geopolitici su base offshore per i Paesi membri IIB (International Investment Bank) Bulgaria, Cuba, Mongolia, Repubblica ceca, Romania, Russia, Slovacchia e Vietnam. Considerato che la IIB è:
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- garante di un circuito finanziario esclusivo, con accesso diretto al sistema nazionale russo di assicurazione dei depositi grazie alla sua sede centrale di Mosca;
- indipendente dalle ingerenze e dalle interferenze giudiziarie e amministrative degli stessi membri;
- forte di uno status diplomatico quanto mai utile quando si parla di Affari internazionali.
questo soggetto finanziario sarebbe l’ideale “promotore” del nuovo sistema esterno di offshore anche in conseguenza della crisi economica cipriota che, con tutta la buona volontà, non si può non interpretare come un attacco diretto al suo circuito bancario offshore. Caduta Cipro resta Malta da cui la necessità di trovare nuove vie. Deve essere detto che la proposta di Shuvalov è interessata, considerati gli interessi discussi che ha nel business delle offshore.
Quanto scritto e mostrato però non fa che sottolineare l’importanza che la Russia accredita, in buona e cattiva sorte, allo strumento offshore come garante di operatività su scenari internazionali scossi nelle loro fondamenta economiche.
L’Italiano di norma è abituato a trattare con garanzie bancarie: se prima era una tendenza oggettivamente dettata dalla volontà di evitare o anticipare brutte sorprese, ora è un fenomeno definito dalla norma antiriciclaggio applicata per limitare l’utilizzo di strumenti di pagamento che non siano tracciabili. Gli interessi italiani sul territorio russo si riscoprono attuali dal 2010, figli di crisi indotte che hanno trasformato fantasmi di recessione in dura realtà. Questo non significa che gli interessi italiani siano meno importanti di quelli russi ma certo sono più istintivi, più vitali, e falliscono quando sono vie di fuga. La speculazione non piace agli Italiani così come non piace ai Russi, piace solo agli speculatori senza distinzioni di nazionalità. La Frontiera Immobiliare Russa è un’opportunità se un’agenzia italiana sana è disposta ad accettare l’idea di modificare il suo modello di business per offrire ai suoi clienti una finestra d’opportunità vera. Questo non significa gettare a mare gli interessi di chi sa fare il mestiere ma anzi significa dare peso alla meritocrazia: l’agente immobiliare deve tornare a fare l’agente immobiliare, quello vero che lavora con umiltà, consapevole che è necessario adattarsi alle esigenze di un mercato che è profondamente cambiato; mentre la consulenza viene affidata a partner locali capaci di garantire un servizio “chiavi in mano” professionale nell’interpretare le possibilità offerte dal mercato interno di riferimento, e nell’abbattere le naturali differenze (e diffidenze) culturali.
[ N.d.R. ] Per agire su un territorio occorre essere presenti sul territorio. E’ un luogo comune che troppo spesso viene disilluso ma è anche un metro di giudizio con cui è possibile dare una prima valutazione di notizie utili al business degli operatori di settore. Dall’attualità immobiliare: una convenzione come la WIRE / TreeRe ha valore nel momento in cui WIRE Consulting dimostra con i fatti la sua predisposizione nel servire consulenze a misura di territorio. Questa è la domanda tipo a cui un buon operatore di settore è obbligato a rispondere (perché qui l’unico filtro affidabile è la sua esperienza professionale) prima di prendersi la responsabilità di manifestare al suo cliente nuove opportunità d’investimento all’estero. La risposta alla domanda è l’unica notizia che conta per un agente immobiliare e che ha valore per il cliente d’agenzia.