Consegnato alla NASA il primo modello di lander lunare. La strategia della NASA per l’esplorazione spaziale, un programma in 3 “giant leap for mankind” che procede spedito, ma qualche intoppo (finanziario) potrebbe rallentarlo: la prima stazione spaziale in orbita lunare, la costruzione di una base sulla Luna e il balzo verso Marte. Il programma Artemis, che riguarda le prime due fasi e che porterà anche la prima donna sulla Luna, è a breve termine ma è sottoposto a rischi finanziari.
Il 20 agosto Blue Origin ed il National Team hanno consegnato alla NASA il primo modello di lander lunare, ossia di quell’ “ascensore” che consentirà di trasferire astronauti e materiali dal Gateway alla superficie della Luna.
È tempo, dunque, di rinnovare l’entusiasmo verso l’esplorazione spaziale? Forse si.
Decenni di studi scientifici e tecnologici – raramente ci si appassiona alla vita dei nerds – hanno preparato il terreno (anzi, i terrestri) per una nuova generazione di eroi, di pionieri, di miti immortali come non si vedevano dai tempi di Gagarin, di Armstrong e anche della cagnetta Laika.
La rotta per Marte è stata tracciata, la strategia scritta, gli appalti assegnati.
Parafrasando Neil Armstrong (“That’s one small step for man, one giant leap for mankind”) la strategia della NASA e dei suoi partner è in tre giant leap, enormi balzi: costruzione del primo satellite artificiale in orbita NON terrestre, costruzione di una base sulla Luna, partenza verso Marte.
Di questi tre, il Programma Artemis si occupa del primo balzo (e mezzo), ossia della costruzione di una stazione spaziale in orbita cislunare (il Gateway) da cui osservare con maggiore accuratezza più vaste sezioni della Luna, inviare e controllare veicoli a pilotaggio remoto sul nostro satellite, fino al 2024 quando, secondo i piani, vi sarà il ritorno dell’uomo (e della donna) sulla Luna!!!
Artemis: il nome greco di una antichissima divinità dei popoli indoeuropei e dell’Asia minore, Dea dal fuso d’oro ossia della generazione del mondo ed alla cui cura – tra le altre – era affidata la protezione delle donne, figlia di Giove e Latona, e sorella di Apollo (!!!) le cui doti hanno ispirato le missioni lunari del secolo scorso. Certamente qualcuno alla NASA ha fatto studi classici prima di iperspecializzarsi.
“Dell’uomo (e della donna)” non è modernismo linguista ma concretezza spaziale e progetti definiti, che hanno ispirato anche il nome del programma.
Ebbene nel 2024 sarà la volta della prima donna sulla Luna!
In realtà, potrebbe essere anche 2028. Anzi, originariamente era il 2028 ma il Presidente Trump all’inizio di del 2019 aveva deciso di accorciare i tempi. Sperava, evidentemente, di essere in carica quando ci sarà il landing finale.
Tuttavia, “questo programma funziona alla velocità degli stanziamenti, tutto dipende dal budget” – Brent Sherwood, Vicepresidente di Blue Origin
Proprio dal lato budget si registrano i primi problemi. La NASA avrebbe chiesto stanziamenti extra per il 2021 pari ad 1,6 miliardi di USD, a fronte di un piano pluriennale di spesa tra i 20 e i 30 miliardi, ma l’astio democrat vs Trump è accompagnato da manifestazioni di scetticismo perfino dentro la NASA, proprio relativamente alla nuova deadline imposta dalla Casa Bianca.
Le aziende coinvolte nel “National Team” Blue Origin e nel team SpaceX /Dynetics sono ottimiste.
La Blue Origin è una compagnia fondata da Jeff Bezos (Amazon) nel 2000 con lo scopo di favorire l’esplorazione spaziale attraverso una sensibile riduzione dei costi. Già nel 2017 la Blue Origin aveva cominciato a lavorare su un progetto di lander lunare di cui aveva svelato un modello a grandezza naturale nel 2019. Questo ha certamente favorito la consegna alla NASA nei giorni scorsi.
La Blue Origin coordina un “National Team” di aziende USA: Lockheed Martin, che sta sviluppando la navicella Orion per il trasporto di astronauti e materiali dalla terra alla base orbitale Gateway e potrebbe costruire il lander progettato da Blue Origin; Northrop Grumman, che si occuperà del veicolo per l’avvicinamento da Gateway fino a bassa quota (lunare); la Draper, infine, che lavora ai sistemi di guida e navigazione.
Gli altri Team sono guidati da SpaceX di Elon Musk (Tesla) e da Dynetics (Gruppo Leidos), a cui partecipa anche Leonardo attraverso Thales Alenia Space, joint venture tra Thales (Francia, 67%) e Leonardo (33%).
Leonardo in Space Alliance con Telespazio (67% Leonardo e 33% Thales) – responsabile dello sviluppo e della gestione di sistemi di terra, operazioni e servizi satellitari – e Thales Alenia Space (67% Thales e 33% Leonardo) per la fabbricazione di satelliti e di strutture orbitanti. – Leonardo – Aerospace, Defence and Security
La NASA non ha ancora chiuso il contratto per il Lander, nè definito il valore del contratto.
Cos’è il Lander? NASA – spacecraft: inSight Lander