La competizione si giocò sugli oceani prima ancora che sulla terraferma, attraverso navi da battaglia sempre più veloci e potenti ma anche con le flotte mercantili che più o meno rapidamente trasferivano in Patria le abbondanti ricchezze che venivano da quelle infinite e quasi vergini terre.
Oggi l’esplorazione spaziale ripropone un’altra gara sfrenata tra le maggiori potenze mondiali, stavolta con nessun protagonista europeo, impegnate a contendersi il dominio dello spazio e le enormi risorse che si intravedono…
…tra la Luna, Marte e gli altri pianeti.
La presenza in orbita, così come una volta il dominio degli oceani, è strategica sia per connettere la madrepatria a quelle che saranno le nuove colonie spaziali (per qualche decennio ancora, forse, colonie solo in senso economico), che per assicurare il benessere attuale ai protagonisti nell’arena.
Abbandonando questi affascinanti parallelismi, che se ne potrebbero trovare fin troppi, finendo per portarci fuori strada, vogliamo provare a dare un primo sguardo alla situazione attuale e così – per gioco – diciamo “dalla stratosfera in su”.
In orbita navigano satelliti con le più svariate funzioni. Satelliti per lo studio delle maree, dedicati al meteo, all’osservazione stellare, al campo magnetico, oppure reti di satelliti che garantiscono la geolocalizzazione come ad esempio il sistema GPS, satelliti appoggio per le missioni spaziali, satelliti spia che leggono un numero di targa, per il puntamento, il controllo, la trasmissione e l’intercettazione, reti internet e chissà quante altre funzioni.
Possiamo dire che gran parte della nostra vita è organizzata o influenzata dai dati che hanno origine o sono scambiati attraverso i satelliti. Altrettanto è a dirsi per le attività militari: la navigazione oceanica o d’altura, quella aerea, i sistemi di puntamento missilistico, i sistemi C4, quelli di comunicazione fra comando e unità speciali sul terreno, tutto è basato o influenzato dai dati satellitari.
Di questa importanza sono coscienti sia gli USA (e la NATO) che vi hanno dedicato ingentissimi finanziamenti, raggiungendo un predominio sostanziale anche se non assoluto, quanto gli altri player globali, ossia Cina, Russia e India.
Misure, contromisure e contro-contromisure.
Il dominio occidentale e soprattutto USA è difficile da contrastare se non attraverso investimenti altrettanto importanti, forse al momento fuori portata se si agisce da concorrenti.
Se invece si veste l’armatura e si decide di agire da avversari o addirittura da nemici, il contrasto diventa più agevole o, quanto meno, più economico.
Distruggere è più facile che costruire, anche nello spazio.
Forse per questo o forse solo per il fatto che di fronte ad una evoluzione tecnologica che rappresenta una minaccia le maggiori potenze sentono il dovere di predisporre una contromisura, negli ultimi anni è un proliferare di notizie circa nuove armi che, in caso di conflitto, anche a bassa intensità, metterebbero seriamente in dubbio il dominio strategico occidentale nell’oceano-spazio.
- Missili balistici ipersonici in grado di arrivare sull’obiettivo prima che le difese possano essere utilmente attivate o talmente veloci da essere fuori portata dei vari scudi, spaziali o terrestri.
- Cannoni laser in grado di colpire ovunque, anche nello spazio e quindi anche i satelliti.
- Missili aviotrasportati ossia caricati su normali caccia ma in grado di colpire oltre l’atmosfera.
- Satelliti “agili”, ossia in grado di manovrare autonomamente per intercettare, deviare, danneggiare o distruggere i satelliti avversari.
- Disturbatori elettromagnetici in grado di inficiare le capacità di comunicazione dei loro obiettivi.
- Infine, le unità di cyberwar, con potenzialità infinite.
La proliferazione di armi contro-spaziali in tutto il mondo conduce spesso a discutere cosa si può fare per proteggere al meglio i satelliti dagli attacchi – dal report CSIS (Centre for Strategic & International Studies) – think tank indipendente basato in USA – Aerospace Security Project.
Aerospace Security Project - Si può disporre di un'ampia gamma di difese attive e passive contro i diversi tipi di minacce, per proteggere i sistemi spaziali e le infrastrutture di terra da cui dipendono. Questo rapporto esamina le difese attive e passive che sono teoricamente possibili e discute i vantaggi e i limiti di ciascuna. Un gruppo di esperti di spazio e di sicurezza nazionale ha supportato l'analisi lavorando su diversi scenari plausibili, esplorando una gamma di difese che potrebbero essere necessarie, di idee su come impiegare diversi tipi di difese e come le azioni difensive nello spazio possono essere percepite da altri. Questi scenari e le risultanze emerse dalle successive conversazioni con esperti sono riportati nel penultimo capitolo del rapporto. Infine, il team del CSIS Aerospace Security Project offre conclusioni tratte dall'analisi, raccomandazioni utilizzabili per i responsabili politici e ulteriori argomenti di ricerca da esplorare nei lavori futuri.