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Procedure Speciali Human Rights versus NSO Group

Primo ad indicarne la necessità, Edward Snowden nel suo tweet del 20 luglio: “Nessuno è al sicuro dall’industria degli spyware. I controlli sulle esportazioni hanno fallito come mezzo per regolare questa tecnologia facilmente abusata. Senza un’immediata moratoria globale sul commercio, la situazione non potrà che peggiorare”. Il 12 agosto la richiesta di mortatoria sulle vendite di prodotti per il mercato dell’Industria dell’Insicurezza è all’ordine del giorno delle Procedure Speciali UN Human Rights come diretta conseguenza del Pegasus Leak. “È molto pericoloso e irresponsabile consentire al settore commerciale della tecnologia di sorveglianza di operare in una freezone dai diritti umani” – comunicato UN Human Rights.

La richiesta di moratoria proposta da Surya Deva e Elzbieta Karska – presidenza e vicepresidenza, da Irene Khan – Relatrice Speciale per la promozione e la tutela del diritto alla libertà di espressione, da Mary Lawlor – Relatrice Speciale sulla situazione dei difensori dei diritti umani, da Clement Nyaletsossi Voulé – Relatore Speciale sui diritti alla libertà di riunione pacifica e di associazione e in Gruppo di lavoro UN su imprese e diritti umani, e da Githu Muigai, Dante Pesce e Anita Ramasastry, sottolinea la proccupazione sull’utilizzo improprio delle tecnologie di sorveglianza. I firmatari si dichiarano “profondamente preoccupati che vengano utilizzati strumenti intrusivi altamente sofisticati per monitorare, intimidire e mettere a tacere i difensori dei diritti umani, i giornalisti e gli oppositori politici“. Come riportato nel caso della giornalista Ghana Oueiss o dei 19 giornalisti firmatari della denuncia RSF contro NSO. “tali pratiche violano i diritti alla libertà di espressione, privacy e libertà, possono mettere in pericolo la vita di centinaia di individui, mettere in pericolo la libertà dei media e minare la democrazia, la pace, la sicurezza e la cooperazione internazionale“.

Gli otto firmatari, specifica il comunicato UN, sono in quadro Procedure Speciali del Consiglio Human Rights: “esperti indipendenti in materia di diritti umani con il mandato di riferire e fornire consulenza sui diritti umani da una prospettiva tematica o specifica per paese. Non sono retribuiti ed eletti per 3 anni di mandato rinnovabile per altri 3 anni“. Tra le basi della richiesta di moratoria, il quadro indica “la straordinaria audacia e il disprezzo per i diritti umani che tale sorveglianza diffusa mostra” in riferimento alle azioni imputate ai clienti NSO, aggiungendo che se il gruppo nega collusioni con gli attori accusati dell’utilizzo improprio del Pegasus allora, per avere credibilità, “la società deve rivelare se ha condotto o no una verifica significativa in linea con i principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani e pubblicare integralmente i risultati delle indagini interne avviate su questo tema“. Le Procedure Speciali ritengono ugualmente fondamentale l’applicazione di una Due Diligence puntuale anche in riferimento alla posizione di Israele, esortato “in quanto paese d’origine del gruppo NSO, a rivelare le misure adottate sull’export del software NSO“.

Il diritto internazionale sui diritti umani” – conclude il comunicato sulla moratoria – “richiede a tutti gli Stati di adottare solide salvaguardie legali nazionali per proteggere gli individui dalla sorveglianza illegale, dall’invasione della loro privacy o dalle minacce alla loro libertà di espressione, riunione e associazione“. The Register, portale di notizie ed opinioni indipendenti ICT, un primo referente della notizia, manca di profondità nell’analisi della richiesta proposta all’UN, sottolineando l’ovvio: “Mentre sono in corso diversi sforzi per definire norme che regolino un uso accettabile della tecnologia dell’informazione nei conflitti transfrontalieri e interni, pochi sono vincolanti, alcuni dei principali governi non hanno firmato e qualsiasi governo può comunque utilizzare bande criminali plausibilmente non correlabili al paese d’origine“. La richiesta si aggiunge alle azioni legali, alle indagini in corso attive in diversi paesi coinvolti nello nei leaks sul Pegasus e ai conseguenti tavoli di lavoro dei legislatori. La richiesta, intesa come un’allerta sullo stato del mercato spyware, è sulla stessa direttrice di quella dei 4 membri del Congresso USA all’amministrazione Biden.

PR Intruder Press

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