Il titolo è parte del Comunicato di redazione Open del 21 settembre conseguente le intimidazioni di cui è stato oggetto David Puente sul suo canale telegram “con la pubblicazione di immagini e riferimenti di violenza inaudita“. Nell’esprimere la massima solidarietà all’uomo e al professionista, coinvolto nella recrudescenza di attacchi contro il giornalismo, costante allerta da diversi mesi, qui proponiamo il testo integrale del comunicato includendo link di riferimento e note per una migliore contestualizzazione del delicato momento attraversato da giornalisti e comunicatori che quotidianamente lavorano per fornire un’informazione puntuale e oggettiva sulla contemporaneità.
Sommario: Le intimidazioni nei confronti di chi fa informazione sono un'offesa gravissima e inaccettabile alla libertà di stampa e alla democrazia che le istituzioni sono chiamate a proteggere
- Effetti e conseguenze del nudge vaccinale: “In Italia, l’insofferenza no-vax contro i giornalisti che si trasforma in minaccia o violenza, a seconda delle testate e dei media che rappresentano, riflette l’incremento di una curva in aumento esponenziale dal 2020“. Approfondimento: Council of Europe – Annual Report 2021.
Solidarietà dal Cdr di Open al collega David Puente, che denuncia in queste ore un attacco brutale al suo canale Telegram, con la pubblicazione di immagini e riferimenti di violenza inaudita.
- Lo stesso David Puente segnala l’attacco subito dettagliandolo in una serie di tweet pubblicati la sera del 20 settembre, qui riproposti unendo i contenuti testuali: “Degli sporchi vigliacchi stanno riempiendo di merda il mio canale Telegram. Sono senza parole. Per farvi un esempio, pubblicavano immagini di persone decapitate brutalmente! Sono senza parole! Ecco uno degli autori!” – screenshot all’info utente, così come visualizzabile dal profilo autore – “Ci sono anche foto con riferimenti osceni su Liliana Segre. Un altro account condivideva un uomo che lanciava i coltelli contro un cartello con disegnata la stella di David. Nel frattempo ho fermato i commenti ed eliminato quelli pubblicati dai vigliacchi. Altri pubblicavano scene dove venivano uccise delle persone, lanciandole nel vuoto o sparandole in testa. Orrendo! Scene di violenza e riferimenti all’Ucraina. Che diamine?!?!“.
- “Ecco il risultato.” – Il risultato a cui si riferisce David Puente è lo screen di un’allerta telegram che informa della segnalazione dei contenuti creati dagli attaccanti e dell’azione intrapresa dal social: accesso al canale impedito da dispositivi iOS e da alcuni paesi. La strategia seguita dagli attaccanti è simile a quella evidenziata da Matteo Flora per attirare l’attenzione sul canale Basta Dittatura allo scopo di far chiudere il gruppo. Il 21 settembre mattina Puente twitta: “Non ho dubbi sulla loro ideologia: antisemita“.
Non esistono zone franche in cui il rispetto della legge è sospeso.
- La falsa sensazione di intoccabilità percepita da chi specula sulle faq di Telegram, più volte indicata dalla Polizia Postale, si scontra sulla realtà delle indagini che vede impegnati Digos e Polizia Postale in operazioni incrociate e trasversali a più segnalazioni sui Reati di Odio: razzismo, antisemitismo, neonazismo.
Le intimidazioni nei confronti di chi fa informazione sono un’offesa gravissima inaccettabile alla libertà di stampa e alla democrazia che le istituzioni sono chiamate a proteggere.
- Le intimidazioni contro chi fa informazione spesso trovano contesto in azioni promosse da diverse tipologie di gruppi tutti converventi a schieramenti di estrema destra: il caso Epik Leak è un esempio ramificato transnazionale di gruppi che utilizzano l’intimidazione, le minacce, il doxing, come strumenti deterrenti in difesa delle loro attività.
- Le intimidazioni a giornalisti e freelence sono riscontrate e documentate in contesto Pegasus Leak, in minacce e attacchi fisici come quelli riportati dalla freelance Emily Molli, che informa dei tentativi di intimidazione coordinati da Tony Moon, già coinvolto nel Capitol Riot del 6 gennaio. In Italia le recenti intimidazioni e attacchi fisici ai danni di professionisti trasversali a più settori dell’informazione, anche sanitaria come nel caso di Matteo Bassetti.
Quanto riportato è solo una breve sintesi degli scenari attivi contro chi fa informazione oggettiva, una situazione intollerabile e inaccettabile più volte denunciata da enti e organizzazioni di riferimento internazionale. Gli effetti della misinformation non possono essere interpretati come una naturale conseguenza comune all’uso dei social network: i social sono fatti di persone, ricorda Nunzia Ciardi, direttore della Polizia Postale.